Un bando di gara relativo a un accordo quadro per l’affidamento di lavori di risanamento acustico su strade regionali, per un importo complessivo di oltre 22 milioni di euro: è questo il bando della Regione Toscana che l’Ance regionale ha segnalato ad Anac, l’autorità anticorruzione. Il bando, come spiega l’associazione dei costruttori aderenti a Confindustria, prevede di aggiudicare i lavori con il criterio del minor prezzo, ovvero tenendo conto soltanto dei ribassi offerti sull’importo dei lavori.
Proprio la scelta del massimo ribasso nel bando della Regione è alla base della contestazione di Ance Toscana, secondo cui il criterio avrebbe dovuto essere quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa, che tiene di conto non solo dell’elemento-prezzo ma anche ad aspetti di carattere qualitativo delle offerte. “Siamo tornati indietro di 30 anni”, attacca il presidente Rossano Massai, annunciando la richiesta di un incontro urgente al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani “per tentare di ristabilire un corretto confronto sul sistema di procedure pubbliche a tutela del nostro settore”.
Ance Toscana, tramite il proprio legale, il 18 luglio scorso aveva presentato istanza di annullamento del bando in autotutela evidenziando come il criterio di aggiudicazione scelto dalla Regione (prezzo più basso) appariva individuato in difformità dalle prescrizioni del Codice per gli appalti sopra soglia, che richiamano invece l’offerta economicamente più vantaggiosa. Secondo la risposta della Regione, tuttavia, non si ravvisavano “elementi che possano indurre questa amministrazione a procedere in autotutela all’annullamento del bando”: da qui la decisione di procedere nello svolgimento della gara da parte della Regione, e di formulare la segnalazione ad Anac da parte di Ance.
“Al di là degli aspetti puramente tecnico-legali, non possiamo non evidenziare che la grave scelta operata dalla Regione avrà pesanti ricadute in termini di corretta gestione del mercato degli appalti pubblici in Toscana”, sostiene Massai, rivelando che “alcune aziende toscane non hanno partecipato alla procedura certe di non poter competere al massimo ribasso. Altre invece hanno dovuto partecipare pur sapendo che per aggiudicarsi il lavoro avrebbero dovuto proporre ribassi che non consentiranno di ripagare tutti i costi; infatti quelle imprese che hanno una filiera composta da impianti di confezionamento di conglomerati bituminosi, cave di materiale calcareo o basaltico, parco di mezzi di trasporto avrebbe danni molto consistenti (non solo l’impresa per la verità) in caso di fermo, con la conseguenza che spesso non ci si può permettere di non tentare di acquisire lavori di questo importo anche se a costo di eseguirli senza guadagni o anche con rimessa”.
Un bando al massimo ribasso come quello della Regione, secondo Ance Toscana, può generare molte criticità: “La partecipazione di aziende che, pur di acquisire il lavoro, propongono ribassi insostenibili; la non premialità di imprese virtuose che negli anni hanno investito in mezzi e personale e che, quindi, hanno costi fissi più alti e non possono essere competitive in gare dove conta soltanto ‘sparare’ un ribasso; la difficoltà, in casi di ribassi al limite della sostenibilità, di poter concedere subappalti a condizioni sopportabili; le problematiche anche sulla qualità dell’opera che si presentano poi quasi sempre in fase di realizzazione e, in ultimo ma non certo meno importante, il rispetto delle normative sulla sicurezza, perché se lavori in tali condizioni di ribasso qualcosa devi ‘tagliare’”.
Ma non c’è solo il bando da 22 milioni, nel mirino di Ance Toscana: “Abbiamo già avuto modo di segnalare altri bandi regionali – osserva Massai – che avevano voci di lavorazioni con prezzi non in linea con quelli del prezzario redatto dallo stesso Ente. C’è qualcosa che non va. Alle best practices si affiancano scelte a volte sconcertanti, in cui l’operato dei tecnici si discosta palesemente dalle linee politiche annunciate”.